16 luglio 2025

Dove l’Islam radicale avanza e il mondo arretra.


Emmanuele di Leo (Formiche.it) - Le radici della violenza si ritrovano nel binomio ideologia e potere. Il fenomeno ha radici profonde: Boko Haram, l’insurrezione islamista, la complicità politica di alcune élite, e soprattutto l’ascesa della violenza armata dei pastori Fulani. L’intervento del presidente di Steadfast (Ngo) Emmanuele Di Leo. 

In questi mesi abbiamo visto l’Occidente – opinione pubblica, media, piazze, istituzioni – mobilitarsi con forza sul conflitto in Medio Oriente, denunciando quello che è stato definito il “genocidio palestinese”. Eppure, mentre fiumi di persone sfilano nelle capitali europee, mentre si moltiplicano appelli e risoluzioni, altri massacri, altre guerre, altre vittime vengono completamente ignorate. Non si tratta di fare classifiche del dolore né paragoni tra un conflitto e l’altro. Ogni vittima è sacra. Ma è evidente che oggi ci sono conflitti che fanno rumore e altri che non fanno notizia. Guerre visibili e guerre dimenticate.

Questa è una guerra a pezzi, come detto da Papa Francesco. Un conflitto globale frammentato, diffuso, spesso invisibile, che colpisce senza tregua i più deboli, gli ultimi, chi non ha voce. Oggi nel mondo sono attivi oltre 120 conflitti armati, la maggior parte dei quali si consumano nel silenzio quasi totale dell’opinione pubblica. Uno di questi è la guerra in corso in Nigeria. Un genocidio che da anni insanguina le comunità cristiane del Paese. Un piano che mira a cancellare un’identità e a instaurare un regime islamico violento nel cuore dell’Africa. [CONTINUA]

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