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25 aprile 2025

Detenuti e trans in prima fila alle esequie. L'annuncio su Vatican News


«Un gruppo di poveri e bisognosi sarà presente sui gradini che portano alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore per rendere l’ultimo omaggio a Papa Francesco prima della tumulazione del feretro». Lo annuncia il Vaticano tramite comunicato stampa. Vatican News, organo ufficiale del Vaticano, precisa che si tratta di detenuti, poveri e transessuali a cui papa Francesco era molto legato e ai quali inviava donazioni. 

Salvatore Cernuzio (Vatican News) - Ognuno avrà una rosa bianca in mano. Saranno una quarantina, tutti disposti il mattino di sabato 26 aprile sui gradini di Santa Maria Maggiore. Poveri, senza fissa dimora, detenuti, persone transgender, migranti diranno “addio”, ma soprattutto “grazie” a un Papa che per tanti di loro è stato come un “padre”.

Per loro, gli “ultimi” della società, questa volta sarà un privilegio essere gli ultimi. Gli ultimi a salutare Francesco prima della tumulazione del feretro che avverrà tra la Cappella Paolina (la Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della Basilica liberiana, come volontà del Pontefice, dopo le esequie in Piazza San Pietro

Sui gradini della Basilica papale ci saranno quindi circa 40 persone, si attende in queste ore la comunicazione definitiva sul numero e l’elenco dei detenuti che riceveranno l’autorizzazione a partecipare. Presente pure “una piccola rappresentanza di transessuali che conosco, che seguiamo, di una piccola comunità di suore che vivono con questi transessuali”, spiega don Ben. “Hanno delle storie molto belle alle spalle. Una in modo particolare, quando ci siamo visti anche prima di Natale, aveva appena firmato un primo contratto di lavoro vero in vita sua con l’aiuto della Caritas Diocesana di Roma. Era tutta emozionata”. [CONTINUA]

La notizia è stata annunciata da un comunicato della Santa Sede, in cui si sottolinea che “i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio”, così “anche nel cuore e nel magistero del Santo Padre, che aveva scelto il nome Francesco per mai dimenticarsi di loro”. Ma ad offrire i dettagli ai media vaticani è “don Ben”, il vescovo Benoni Ambarus, segretario della Commissione CEI per le migrazioni e delegato per l’ambito della carità, colui che il 26 dicembre era al fianco di Francesco in uno dei gesti più simbolici del pontificato: l’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia.


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