Samuele Pinna (Il Timone) - Ho letto tutto d’un fiato il libro del cardinal Joseph Zen, Una, santa, cattolica e apostolica. Dalla Chiesa degli Apostoli alla Chiesa “sinodale”, a cura di Aurelio Porfiri, dato alle stampe per i tipi di Ares. Finita la lettura mi sono immaginato – non potendo trasvolare a Hong Kong – un dialogo tra me e il Presule, prendendo a prestito le sue parole vergate nel suddetto volume. Viviamo in tempi di confusione, ma il porporato invita alla speranza: il Signore ha sempre soccorso la Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”. Oggi, però, l’unità della fede non è per niente scontata: «In un’epoca moderna in cui ci sono tante correnti di pensiero confuse – m’immagino la voce del Cardinale chiara e ferma –, come possiamo promuovere l’unità della fede nella nostra Chiesa?
Questa unità della fede non esclude la diversità sana e ragionevole, ma la diversità non deve trasformarsi in relativismo, e princìpi contrapposti non possono essere accettati come se fossero entrambi validi. Insistere su posizioni che contraddicono gli insegnamenti tradizionali della Chiesa significa promuovere volontariamente la divisione».
Gioco forza, vorrei ora parlare della Sposa di Cristo, perché mi pare che l’idea di ecclesiologia che oggi va per la maggiore sia quanto mai debole. Vi è poi l’errore ricorrente di pensare la Chiesa come una realtà formatasi dopo il Nuovo Testamento, mentre è esattamente il contrario: «Gesù ha voluto costruire la sua Chiesa sugli apostoli, non su un libro.
Il Vangelo, scritto per ispirazione dello Spirito Santo, dovrebbe essere interpretato nella viva Sacra Tradizione. La Sacra Tradizione, il Credo, e il Magistero sono elementi indispensabili della Chiesa. [CONTINUA]
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