Riccardo Maccioni (Avvenire) - L'arcivescovo di Torino e vescovo di Susa sente la prossima creazione a cardinale, come l'invito a «donarmi ancora di più a Dio e alla Chiesa». La conferma di un cammino di rinnovamento.
La prima reazione è stata di grande gratitudine. «Per certi aspetti mi sono rivisto piccolino e mi sono detto che davvero il Signore mi ha accompagnato e continua ad accompagnarmi con tanta tenerezza». Monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa è tra i ventuno nuovi cardinali, di cui quattro italiani, che saranno creati dal Papa nel Concistoro del prossimo 7 dicembre. Una scelta non scontata, visto che Francesco ha superato l’automatismo in virtù del quale una grande sede arcivescovile doveva essere guidata pastoralmente da un porporato. Così la sorpresa di Repole, al sentire il suo nome pronunciato dal Papa all’Angelus del 6 ottobre è stata particolarmente grande. «Non me l’aspettavo assolutamente – spiega –. Come ho scritto ero a tavola con i miei familiari, nella casa dei miei genitori, è stato un modo bello di ricevere la notizia. Ho ripensato al cammino della mia vita e ai doni che ho ricevuto fin da quando ero ragazzo, fino a questo ultimo dono di papa Francesco».
Forse qualcosa il giorno prima avrebbe potuto capirlo. Il Papa le si era rivolto addirittura in dialetto.
Ero al Sinodo, cui sto partecipando, e sono andato a salutare il Papa. Quando mi ha visto il Santo Padre mi ha detto cerea (forma di saluto piemontese più formale del semplice ciao ndr) al che io gli ho risposto a mia volta cerea. Poi lui ha aggiunto: «in questi giorni stavo pensando a te, però ne parliamo lunedì, comunque è una cosa bella». Ex post ho capito cosa volesse dire.
Commentando a caldo la notizia, lei ha detto che la scelta del Papa dice la sua grande attenzione alle Chiese di Torino e di Susa.
Sì, indubbiamente, e credo che in questo contesto possa essere letta davvero come una conferma del cammino intrapreso, che è un po' di rinnovamento ecclesiale. La decisione del Pontefice ci sprona, diciamo così, ad essere ancora più convinti, più evangelici in ciò che stiamo facendo. [CONTINUA]
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