26 settembre 2024

Vaticano. Il monsignore teneva famiglia!


Il monsignore teneva famiglia! Secondo quanto pubblicato dal sito Korazym.org l'uomo scelto da papa Francesco per guidare il futuristico Centro di Alta Formazione Laudato Si', aveva (all'epoca dell'importante nomina) una figlia di otto anni, frutto di una relazione con una dipendente vaticana, da lui successivamente assunta nell'organizzazione con tanto di appartamento. Mons. Paolo Nicolini, all'epoca a capo dei Musei Vaticani, durante l'emergenza Covid lasciò a casa i dipendenti addebbitandogli successivamente centinaia di ore da recuperare, mostrando di non avere "alcun rispetto dei diritti dei lavoratori". Tale abuso è sfociato poi in una class action da parte di decine di dipendenti. La notizia del licenziamento ha scosso il Vaticano. Ci si chiede: "Ai piani alti erano a conoscenza?". 

Ivo Pincara (Korazym) - Era il 22 febbraio 2023 quando Papa Francesco nominava “per un quadriennio” Mons, Paolo Nicolini nell’incarico di Direttore Gestionale Amministrativo del Centro di Alta Formazione “Laudato sì”, definito “organismo scientifico, educativo e di attività sociale”, costituito dal Pontefice con un chirografo “per la formazione integrale” con sede operativa nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Era specificato che Mons. Nicolini aveva svolto fino a quel momento l’incarico di Vice Direttore Gestionale Amministrativo della Direzione dei Musei e dei Beni Culturali del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. 

Trascorso solo un anno e mezzo, il 19 settembre 2024 parlando ai membri del Centro di Alta Formazione “Laudato sì” [QUI], Papa Francesco ha esordito, ringraziando i collaboratori “per l’impegno con cui siete coinvolti in questo nuovo progetto”, riservando una menzione speciale al Direttore, padre Fabio Baggio, il quale aveva spiegato [QUI] come il programma si ponesse l’obiettivo di rendere “concreti i principi contenuti nell’Enciclica Laudato sì [QUI]. E Mons. Nicolini, che fine ha fatto? La domanda è legittima, ma dall’house organ della Santa Sede nessuna informazione in merito.

In questi anni abbiamo avuto modo di seguire le gesta di quello che per più di un decennio è stato il deus ex machina della fabbrica da soldi dei Musei Vaticani. Lui ne gestiva gli appalti; ne gestiva il battito cardiaco; ne gestiva il personale, che in tempo di Covid-19, a seguito delle chiusure, lui poneva a riposo forzato senza alcun rispetto dei diritti dei lavoratori. Tutto ciò ha dato vita ad una class action alla quale avevano intenzione di partecipare inizialmente un centinaio di dipendenti, poi concretizzata “nero su bianco” da 47 custodi, 1 restauratore e 1 impiegato per un totale di 49 dipendenti dei Musei Vaticani, che tramite l’assistenza dell’Avv. Laura Sgrò hanno avanzato una istanza collettiva, perché “le condizioni di lavoro ledono la dignità e la salute di ciascun lavoratore”, come si legge nell’istanza collettiva. 

[CONTINUA]

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