Asia News - “No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune. Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature”. È l’appello che papa Francesco ha rivolto stamattina da Port Moresby a tutti popoli del mondo, e in particolare “per questa grande regione tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico”. “Pace, pace per le nazioni e anche per il creato”, ha detto il pontefice prima della recita dell’Angelus, al termine della bellissima liturgia eucaristica presieduta nello Stadio Sir John Guise davanti a 35mila persone. Una celebrazione animata e colorata dai costumi tradizionali e dalle danze dei popoli dell’arcipelago.
Nell’omelia - commentando il brano del Vangelo di oggi, che racconta la guarigione del sordomuto - Francesco era tornato a parlare del tema dell’isolamento, condizione così comune per chi vive in questa regione del mondo. Anche la Decapoli, dove viveva l'uomo a cui Gesù compì questo miracolo, si trovava “in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo ‘periferia’”, ha commentato il pontefice. Anche in Papua Nuova Guinea tante località sono raggiungibili solo dopo ore di cammino nella foresta o di navigazione sulla barca. Ma c’è un isolamento ancora più doloroso, ha spiegato il Papa: quello di chi si “taglia fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli”. Ed è a questo isolamento che Dio “risponde con la vicinanza di Gesù”.
“Fratelli e sorelle, che abitate questa terra così lontana - ha detto Francesco - forse avete l’immaginazione di essere separati, separati dal Signore, separati dagli uomini, e questo non va, no: voi siete uniti, uniti nello Spirito Santo, uniti nel Signore. E il Signore dice ad ognuno di voi: 'Apriti!'. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita. Anche a voi oggi il Signore dice: ‘Coraggio, non temere, popolo papuano. Apriti. Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli’”. [CONTINUA]
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