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12 settembre 2024

Ora di religione: altro che catechismo, la chiave è la cultura


Damiano Mattana (Interris) - Come trasmettere le basi del sapere teologico ai giovani, se non attraverso l’insegnamento della religione? Un tema piuttosto dibattuto negli anni, soprattutto in tempi recenti, quando l’allargamento della società globale ha contribuito a ritoccare (e in alcuni casi a mettere in discussione) le basi spirituali anche dei Paesi storicamente cristiani. In primis, chiaramente, quelli europei. Ciò che ne è derivato, è stato un progressivo accantonamento della religione come materia base, così com’era stata concepita all’epoca della riforma Gentile, in luogo di un maggiore accrescimento delle ore dedicate alle materie obbligatorie. Del resto, la natura facoltativa della cosiddetta “ora di religione” (concepita come tale solo dopo la stipula dei Patti Lateranensi) era prevista già dalla Legge Casati del 1859, la prima a disciplinare il sistema scolastico, anche se con riferimento esclusivo al Regno di Sardegna, che rimandava all’obbligo unicamente per i primi due anni delle scuole elementari.

La disciplina dell’IrC

A oggi, per quel che riguarda l’abilitazione all’insegnamento della religione cattolica, non risulta necessaria l’eventuale appartenenza del docente a un ordine religioso, né lo status di consacrato. Di rimando, sulla base del DPR n. 751 del 16 dicembre 1985, si richiede il conseguimento di un titolo di studio rilasciato da un ente specificamente improntato sull’insegnamento della teologia. O, in caso, da un Seminario maggiore presso il quale siano stati compiuti degli studi teologici. Qualora l’insegnamento non fosse affidato a un docente appositamente formatosi nell’ambito del circolo didattico, spetterebbe a una figura ritenuta idonea ai sensi del can. 804, par. 1, del codice di diritto canonico, in quanto detenente una qualificazione riconosciuta dalla Conferenza episcopale italiana. In questo caso, sarebbe un sacerdote, un diacono o un religioso ad avere la possibilità di esercitare la professione.

Uno studio a sé

È chiaro, tuttavia, che l’IrC (l’Insegnamento della religione cattolica) non possa essere subordinato a un mero schema didattico, almeno per quel che riguarda l’ambito della formazione. Perché, se è vero che il campo dell’istruzione richiede innanzitutto la volontà di trasmettere i frutti di un apprendimento continuo a chi all’apprendimento deve essere educato, gli studi teologici richiedono uno step ulteriore. [CONTINUA]

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