29 settembre 2024

La festa degli Arcangeli nel calendario romano


Gualtiero Sabatini (Interris) - Quando ormai è cominciato l’autunno e il mese di settembre sta per finire, la Chiesa festeggia e ricorda i tre arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele. Nel 493 papa Gelasio I (492-496) istituì la festa di S. Michele Arcangelo e di tutti gli angeli il 29 settembre, giorno della consacrazione della Chiesa di San Michele in Via Salaria a Roma.

Fino all’ultima riforma del calendario liturgico, la triplice ricorrenza era celebrata singolarmente, S. Michele, “chi è come Dio”, è l’Arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti difensori degli amici, protettore del popolo il 29 settembre; S. Gabriele “forza di Dio” è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio, rivela a Daniele i segreti del piano di Dio, annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista e soprattutto a Maria, quella di Gesù, si ricordava il 24 marzo; infine S. Raffaele “Dio ha guarito”, anch’egli fra i sette Angeli che stanno davanti al trono di Dio, accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre non vedente, si festeggiava il 24 ottobre.

Il 29 settembre originariamente a Roma si ricordava la dedicazione all’Arcangelo di una basilica del V secolo al settimo miglio dell’antica via Salaria, presso Fidene, sulla collina di Castel Giubileo, che fu detta fino alla fine del secolo XIV “Mons sancti Angeli”.

Nel cristianesimo orientale il culto verso S. Michele, che come narrato nell’ Apocalisse sconfisse il drago, risale ai primi secoli quando furono costruiti molti santuari, “i Michaelion” nei luoghi dove egli aveva compiuto dei miracoli. Sempre a S. Michele è legata in particolar modo la storia della vecchia Mole Adriana, che in suo onore tanti secoli fa prese il nome di Castel S. Angelo. La presenza del simulacro angelico sul Castello, l’antico mausoleo di Adriano imperatore romano dal 117 al 138, si deve com’è noto al portentoso episodio avvenuto ai tempi di papa Gregorio I detto poi Magno (590-604), quando una paurosa inondazione del Tevere aveva fatto scoppiare a Roma, una terribile pestilenza. Era l’anno 589 e lo stesso pontefice Pelagio II (579-590) ne rimase contagiato e morì. [CONTINUA]

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