Annachiara Valle (Famiglia Cristiana) - Non è con leggi restrittive che si fermano le morti nei deserti e nei mari, ma è ampliando le vie di accesso regolari. Francesco loda chi soccorre i migranti e invita a «non farsi contagiare dalla cattiva cultura dello scarto».
Il Papa lo dice chiaramente: «Respingere i migranti è un peccato grave». Lascia da parte la consueta catechesi e, nell’udienza del mercoledì in piazza San Pietro parla del mare e del deserto in cui tanti, troppi, perdono la vita. «Oggi», dice Francesco ai presenti, «desidero fermarmi con voi a pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza». Mare, che significa anche «oceano, lago, fiume, tutte le masse d’acqua insidiose che tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo sono costretti ad attraversare per raggiungere la loro meta».
E «deserto» che «non è solo quello di sabbia e dune, o quello roccioso, ma sono pure tutti quei territori impervi e pericolosi, come le foreste, le giungle, le steppe dove i migranti camminano da soli, abbandonati a sé stessi. Migranti, mare e deserto. Le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da attraversamenti di mari e deserti, che per molte, troppe persone, troppe risultano mortali. Per questo oggi voglio soffermarmi su questo dramma, su questo dolore. Alcune di queste rotte le conosciamo meglio, perché stanno spesso sotto i riflettori; altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno battute», sottolinea il Pontefice.
Parla non solo del Mediterraneo che, come vescovo di Roma, ha citato più volte. Il Mare nostrum che da «luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero», ma anche i mari dove, nei cinque Continenti, i migranti perdono la vita. «E la tragedia», denuncia Francesco, «è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. Per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai”». E anche nel deserto le morti non sono «“naturali”. No.
A volte nel deserto ce li hanno portati e abbandonati. Tutti conosciamo la foto della moglie e della figlia di Patu, morti di fame e di sete nel deserto. Nell’epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere, li nascondono. Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà». [CONTINUA]
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