08 luglio 2024

Francesco superstar sul teatro del mondo (S. Magister)


Tra i capi delle religioni non c’è nessuno al mondo che si avvicini a questo straordinario, stellare potere d’immagine del papa, impersonato persino all’eccesso da Jorge Mario Bergoglio pur in una stagione di declino del cristianesimo e di divisioni tra le Chiese.

Sandro Magister (Diakonos) - Il primato di Pietro e dei suoi successori è una delle grandi questioni irrisolte che dividono cattolici, protestanti e ortodossi.

Lo scorso 13 giugno il dicastero per l’unità dei cristiani presieduto dal cardinale Kurt Koch ha reso pubblico un documento di studio che traccia il bilancio dei trent’anni di dialogo ecumenico che hanno fatto seguito all’enciclica di Giovanni Paolo II “Ut unum sint” del 1995, col suo appello a trovare “insieme” le forme in cui il ministero del vescovo di Roma “possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri”.

Il momento attuale non è certo dei più pacifici, nei rapporti tra le diverse confessioni cristiane, specie tra Occidente ed Oriente.

Intanto, però, c’è un primato del papa non “ad intra” ma “ad extra”, non dentro la Chiesa e le Chiese ma per un pubblico esterno sul grande teatro del mondo, che sta vivendo una stagione tutta particolare.

Di questo singolare “spectaculum” mondano papa Francesco ha dato un saggio straordinario già poche ore dopo la pubblicazione del dotto documento teologico sul primato papale.

Per valutare l’accaduto basta ripercorrere l’intensissima agenda papale del 14 giugno, una giornata mozzafiato per un uomo di 87 anni dalla salute malferma.

Il preludio è andato in scena di prima mattina, quando Francesco ha accolto in Vaticano, nella Sala Clementina, un centinaio di attori comici di quindici paesi del mondo, tra i quali una dozzina degli Stati Uniti, alcuni di grandissima notorietà, con Whoopi Goldberg in prima fila.

Il papa ha tenuto loro un discorso di elogio del sorriso. Ha concluso chiedendo di pregare per lui “a favore e non contro”, come da qualche tempo dice sempre più spesso. E poi li ha salutati ad uno ad uno.


L’elemento curioso di questa udienza è che nessuno dei convenuti ha saputo dare una spiegazione del perché avesse ricevuto quell’invito dal Vaticano, per l’esattezza dal dicastero per la cultura presieduto dal cardinale José Tolentino de Mendonça. L’invito era stato una sorpresa per tutti. Tra loro non mancavano dei fieri anticlericali e l’accolta non era certo simile a quella di una messa della domenica. Eppure all’invito hanno detto sì in massa. Tutto e solo a motivo del papa.

Difficile individuare chi d’altri, al mondo, gode di una simile capacità attrattiva, offrendo in cambio non tanto un discorso d’ufficio e una stretta di mano di pochi secondi, ma semplicemente la propria persona, ossia il proprio essere papa.

Francesco lo sa. E pensa anche che sulla scena del mondo ciò basti, che non è sempre tenuto a dare altro da sé che già non appartenga al linguaggio del mondo. Basta il suo essere papa, col suo potere d’immagine modellato da secoli di storia. [CONTINUA]

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