03 giugno 2024

Langone: Papa Francesco il dolce idioma lo conosce meglio di tanti giornalisti


Camillo Langone (Il Foglio) - Le chiamano gaffe ma sono dottrina. Mi riferisco a frociaggine, chiacchiericcio e a quant’altro di vernacolare, popolare, naturale uscirà ancora dalla bocca del Pontefice… Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale, alle retromarce della Sala stampa vaticana giustamente non crede nessuno. Un gesuita sincero suona perlomeno curioso, a chi come me ha letto e amato Pascal. “La Compagnia, flagello della verità” scrive nei “Pensieri”. E’ cambiato qualcosa in tre secoli e mezzo? Non direi. 

Le ultime esternazioni mostrano una doppiezza già presente nel “Tartufo” di Molière, commedia antigesuitica del 1664. Studiando un poco la storia non sembra più così inedito questo Bergoglio bifronte, mondano in pubblico e cristiano in privato, omosessualista e femminista al cospetto dei media, anti ideologico a porte (apparentemente) chiuse. 

Poi è chiaro che i nostalgici delle interviste ad alta quota (“Chi sono io per giudicare?”) provino a salvarne la reputazione presso i senza Dio e parlino di gaffe, di errori, di scarsa conoscenza dell’italiano. E invece il Papa argentino il dolce idioma lo conosce meglio di tanti giornalisti nati qui visto che frociaggine e chiacchiericcio sono radicati nella più gustosa letteratura nostra, rispettivamente in Giuseppe Gioachino Belli (leggasi il sonetto molto romanesco e molto etero “La pissciata pericolosa”) e Giuseppe Giusti, toscano di lingua verace.


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