17 giugno 2024

Chieti. Inaugurazione nuova chiesa. Fedeli commentano negativamente: "Bruttissima!"


Mons Forte inaugura una nuova chiesa a Chieti, frutto della progettazione dell'architetto Mario Botta. Avvenire pubblica il commento del vescovo ma su Facebook le reazioni dei fedeli sono prevalentemente (e impietosamente) negative. Una riflessione è ormai necessaria. 

Bruno Forte (Avvenire). La nuova chiesa di Mario Botta a Chieti, tenda divina che si fa grembo. «L’architettura porta con sé l’idea del sacro». Queste parole di Mario Botta fanno già comprendere come progettare e costruire un edificio sia sempre creare un ponte fra la terra e il cielo, quasi imitando nel frammento il gesto archetipico creatore del tutto.

Tanto più questo avviene quando si fa la scelta di operare un taglio (“tempio” viene dal greco témno, tagliare), volto a separare uno spazio per Dio per renderlo abitabile dalla nostra sete di Lui e dal dono della Sua presenza, come avviene nel realizzare edifici sacri. È in una tale consapevolezza che si muove Botta, progettista di straordinari luoghi del sacro: ed è per questo che le sue architetture sacre risultano connaturali a chi desideri l’incontro con l’Altissimo e voglia dare espressione a questa profonda nostalgia dell’anima. Se “desiderio” è trarre dalle stelle (“de sideribus”) la via, quasi tirando il cielo sulla terra per aprirla all’orizzonte ultimo per cui fu creata, disegnare e realizzare lo spazio del sacro vuol dire contribuire ad accendere negli abitatori del tempo la sete dell’Eterno, offrendo loro la dimora in cui coniugare l’umiltà e il coraggio di misurarsi con l’Altro nella lotta dell’amore più grande, come fu quella di Giacobbe al guado dello Jabbok (Gen, 32). [CONTINUA]


I COMMENTI 

Centinaia i commenti sulla pagina facebook di Avvenire. Ne proponiamo alcuni (assolutamente NON selezionati) per far capire l'accoglienza che la "nuova estetica" trova tra i fedeli. 

  • Urge recuperare il senso della bellezza nell'architettura religiosa
  • Dire che è brutta equivale a fargli un complimento
  • Ma è proprio brutta!!!!
  • Bella struttura architetto e vescovi lungimiranti in previsione di una trasformazione in un più fruttifero centro commerciale ( in mancanza di fede e fedeli è l unica).
  • La Trinità , la maternità , la vicinanza di Dio all’uomo, la tenda etc . hanno in comune la Bellezza . Fattore che probabilmente archistar , vescovi e giornalisti ignorano .
  • Con tutto il rispetto, io la chiesa la vorrei come una volta con il campanile ⛪
  • Le chiese di 'una volta' sono e rimangono le più belle e le più deputate al raccoglimento e alla preghiera. Andrò a visitarla. Abito a confine.
  • A me, questa struttura, non suscita niente.
  • Sembra uno di quei monumenti costruiti nei paesi socialisti negli anni '70. Sarebbe brutta anche come sede del Comitato Centrale del Partito Comunista Bulgaro. 😐
  • È tremenda,anche la freddezza della pavimentazione.
  • Mah... spazi concettuali invece di luoghi di culto per l'assemblea liturgica... non ci siamo
  • Spero il risultato sia migliore della Chiesa di Foligno opera di Fuksas...soprattutto per quanto riguarda la percezione e la stessa "vivibilità" all'interno.. Ho usato non a caso il termine vivibilità interna.. poiché, la chiesa di Foligno di Fuksas..un enorme cubo di cemento armato nel bel mezzo della campagna umbra...il parroco fu costretto a chiuderla nei mesi invernali per il costo esorbitante del riscaldamento... L' essere a tutti i costi originali come principio guida dell architettura contemporanea..non sempre o raramente va d'accordo con una logica di vivibilità degli ambienti risultato delle opere...
  • Diciamo che queste “piazze” senza un albero o una panca (come a Torino al santo volto) sono solo spazio sprecato, caldissimo d’estate. Tanto, troppo cemento.
  • Credo che la gente non vada più in chiesa anche perché gli edifici sacri moderni rimandano a tutto tranne che ad una profonda spiritualità. Salvo poche eccezioni le chiese moderne sono incomprensibili edifici che non ispirano nulla.
UNA RIFLESSIONE NECESSARIA

Con tutte le buone, ottime, intenzioni del vescovo, della diocesi e dell'architetto, sembrerebbe che la distanza tra vertici e fedeli continua ad aumentare anche per quanto riguarda l'estetica. 

Si potrà facilmente dire che il popolo è ignorante e non capisce il linguaggio dell'artista o le parabole del teologo (si è già detto recentemente parlando del rapporto tra fede e cultura contemporanea). Ma neanche questo può, o dovrebbe, far dormire sogni sereni ai pastori. 

O l'arte cristiana ha smarrito la strada della bellezza e la sua profonda vocazione di parlare di Dio o ha smarrito il contatto coi fedeli, ai quali è destinata e i quali è chiamata a servire. Non viceversa, come spesso, certi discorsi e certe devozioni agli archistar di turno, sembrerebbero insinuare. 

La recente mostra allestita a Carpi, tra mille polemiche e accuse di blasfemia, ne è la prova. E da questi episodi si dovrebbero trarre le dovute riflessioni. 

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