Nico Spuntoni (La nuova BQ) - Quando si sente menzionare la sporcizia nella Chiesa il pensiero va subito al capitolo degli abusi su minori commessi da sacerdoti. C’è però un capitolo meno conosciuto e forse più diffuso di quello che vede i più piccoli come vittime di preti infedeli: gli abusi sulle suore.
L’esplosione del caso Rupnik non è bastata ad accendere sufficientemente i riflettori sul problema perché, specialmente all’inizio, sono state poche le testate ad occuparsene. Tuttavia, le rivelazioni delle presunte vittime dell’ex gesuita sloveno sulle quali è attualmente in corso un’indagine del Dicastero per la dottrina della fede hanno contribuito a far capire che, contrariamente a quanto immaginato da molti, questo tipo di abusi non avviene solamente nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Un tentativo di colmare, almeno parzialmente, il vulnus scientifico sul fenomeno lo ha fatto, coraggiosamente, proprio una religiosa africana: suor Mary Lembo.
La suora togolese, appartenente alla congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire, ha dedicato a quest’argomento la tesi di dottorato in psicologia conseguito alla Pontificia Università Gregoriana divenuta un libro (Religieuses abusées en Afrique. Faire la vérité), indagando su un campione di casi nonostante l’opposizione delle congregazioni. Un lavoro non facile, condotto individualmente, ma che può rappresentare un punto di partenza per inquadrare cause e conseguenze di un problema che troppo spesso si tende a non considerare. La Nuova Bussola Quotidiana l'ha intervistata mentre si trova in Togo impegnata nella formazione delle consacrate.
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