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13 maggio 2024

Il pontificato di Francesco: una questione a doppia canna


Andrea Gagliarducci (Korazym) - Cardinale Pietro Parolin ha presentato lo scorso 24 aprile un libro del vaticanista Ignazio Ingrao sulle Cinque domande che agitano la Chiesa. Nel suo discorso, il Segretario di Stato ha delineato l’impegno riformatore di Papa Francesco come un percorso irreversibile, per il quale dovrebbe esserci una risposta pastorale adeguata ovunque e, in ultima analisi, una risposta etica e morale.

Il Cardinal Parolin ha riconosciuto che ci vorrà pazienza per trovare il modo migliore per mettere a frutto le riforme di Papa Francesco, e ha anche riconosciuto che la Chiesa è “in una tempesta” come quella che ha assalito la barca di Pietro nel Vangelo di Matteo.

Le risposte alle cinque domande di Ingrao dovranno dare un senso a cose come la riforma sinodale – compreso un rinnovato ruolo dei laici e delle donne – il posto dei giovani nella Chiesa e nel mondo, l’attenzione ai poveri e l’evangelizzazione.

L’unica cosa che il Cardinal Parolin ha detto con certezza, è che non si può tornare indietro sulle riforme di Papa Francesco. Ma è davvero così? Siamo di fronte a percorsi irreversibili? E parlare di riforma è adeguato per la comprensione del pontificato di Papa Francesco? Queste non sono domande controverse. Invece, occorre stabilire quanto dell’opera di Papa Francesco è stata narrativa e quanto è stata concreta. Quanto si è puntato sull’immagine del Papa e della Chiesa povera per i poveri, e quanto invece sulla realtà?

Innanzitutto, un percorso irreversibile è quello sul quale semplicemente non si può tornare indietro perché la strada è stata tagliata. Quindi, consideriamo i fatti. [CONTINUA]

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