23 maggio 2024

Chiesa aperta a tutti, ma non si possono benedire le unioni omosessuali


Osservatore Romano - La Chiesa è aperta a tutti: «Tutti, tutti, tutti». Papa Francesco torna a ribadire il principio di accoglienza, cardine del suo pontificato, nell’intervista concessa a Norah O’Donnell, direttrice di «Cbs Evening News». Del colloquio, registrato a Santa Marta il 24 aprile scorso, sono state mandate in onda due parti nel programma 60 Minutes. «Il Vangelo è per tutti», sottolinea il Papa, per tutti noi che siamo peccatori: «Anch’io sono un peccatore». E «se la Chiesa mette alla sua porta una dogana, cessa di essere la Chiesa di Cristo», afferma Francesco che offre un chiarimento sulla questione delle benedizioni alle unioni omosessuali, di cui parla il documento dottrinale Fiducia supplicans. «La benedizione è per tutti»: si può benedire ogni persona, ma non l’unione omosessuale, spiega il Pontefice: «Quello che ho permesso non è stato di benedire l’unione». Questo va contro «la legge della Chiesa».

La maternità surrogata è un business

Ancora sull’omosessualità, la giornalista ricorda quando il Papa ha affermato che «l’omosessualità non è un crimine». «No. È un fatto umano», risponde Francesco. Mentre torna a stigmatizzare la maternità surrogata «diventata un business: e questo è molto brutto. È molto negativo». Per alcune donne, ad esempio quelle malate, tuttavia potrebbe essere l’unica speranza, osserva la giornalista. «Potrebbe esserlo. L’altra speranza è l’adozione», ribatte il Papa, invitando a non eludere il principio morale.

Le critiche dei “conservatori”

Alla domanda sulle critiche che gli rivolgono alcuni vescovi conservatori negli Stati Uniti d’America, il Papa risponde: «Conservatore è colui che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida, perché una cosa è tenere conto della tradizione, considerare le situazioni del passato, un’altra è chiudersi in una scatola dogmatica».

L’appello ai Paesi in guerra: «Fermatevi!»

Nell’intervista, realizzata in preparazione alla Giornata mondiale dei bambini del 25 e 26 maggio a Roma, lo sguardo non può che andare ai più piccoli, a cominciare da quelli che soffrono in guerra: a Gaza, in Ucraina, con i bambini che «hanno dimenticato come si sorride». Proprio pensando a loro il Vescovo di Roma lancia un appello ai Paesi in guerra: «Fermatevi. Fermate la guerra. Dovete trovare un modo per negoziare la pace. Sforzatevi di raggiungere la pace. Una pace negoziata è sempre meglio di una guerra infinita... Per favore, fermatevi. Negoziate».

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