Sergio di Benedetto (Vino Nuovo) - Mentre si accumulano gli studi sul crollo della partecipazione attiva alla vita comunitaria tradizionale in Italia, mentre si registra ormai con sereno pessimismo la sparizione di giovani e giovani-adulti dalle comunità, mentre i sacerdoti lasciano il ministero o si ammalano di burnout (o chiedono sempre più spesso un anno sabbatico per tirare il fiato), mentre i matrimoni religiosi sono in caduta libera e le vocazioni alla vita consacrata languiscono, sembra che la ‘barca’ della parrocchia — che si presenta ancora come il fulcro della vita cristiana di molti—navighi di tutto incurante, a tutto impermeabile, con gli stessi ritmi, le stesse iniziative, le stesse modalità degli anni ’80-’90.
Peraltro, gioverà ricordare che associazioni e movimenti non stanno meglio: è l’età post-cristiana, o forse, meglio a-cristiana. Ma la parrocchia rimane ancora l’architrave su cui si regge la chiesa ed è la realtà che necessiterebbe primariamente di cure. Ma ciò non accade.
Nemmeno una pandemia che ha fermato la pastorale per mesi e che veniva letta come occasione propizia per rileggere il tessuto ecclesiale e rivedere in modo deciso l’organismo parrocchiale ha portato benefici, rivisitazioni, mutamenti: tutto come prima, se non peggio di prima.
Tutti i nodi di crisi della parrocchia, di cui scrivevamo tempo fa (con qualche ipotesi di lavoro) sono ancora lì. Tutto procede ancora, salvo rare eccezioni affidate alla profezia di qualche vescovo e al coraggio di qualche sacerdote e di qualche laico, come se la fede cristiana fosse fede di massa; ma poiché così non è, ci si logora, ci si dissangua, inutilmente. Energie e tempi e generosità di molti, soprattutto donne, si spendono per l’iniziazione cristiana: ma poi adolescenti e giovani mancano, mancano le giovani famiglie, manca la generazione di mezzo.
Molti cristiani pensanti, che ‘nel mondo’ hanno anche ruoli di responsabilità , che vorrebbero esperienze di fede adulta e matura, disertano le iniziative e, alla lunga, anche le liturgie. Chi rimane? [CONTINUA]
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