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24 aprile 2024

Movimenti pro-vita nei consultori: facciamo chiarezza


Marco Guerra (Interris) - A chi dà fastidio se nasce un bambino in più? Chi viene offeso se si offre aiuto ad una donna che sta vivendo una gravidanza difficile? Per quale motivo non si possono fornire sostegno economico e psicologico ad una donna, affinché sia veramente libera di poter scegliere per la vita e non per la morte?

Questi interrogativi vengono spontanei, alla luce delle polemiche strumentali sorte intorno all’emendamento della maggioranza di governo sulla missione 6.1 del Pnrr, quella che istituisce le case della comunità, in cui confluiranno tutti i servizi socio sanitari di prossimità per la persona. “Ci saranno i pro life a sbattere in faccia alle ragazze le foto dei feti distrutti!”, è quanto sentiamo dire da settimane, ascoltando gli strali lanciati da alcune frange politicizzate e ideologizzate che si dicono convinte che l’emendamento in questione è teso a far diventare i consultori un’anticamera delle sedi dei movimenti pro-vita.

Ovviamente le cose non stanno così ma bisogna fare chiarezza per sgombrare il campo da qualsiasi speculazione politica. L’emendamento in questione non fa altro che collegare l’istituzione di queste case della comunità, dove i cittadini entreranno “in contatto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale”, con quanto già previsto dall’articolo 2 della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, ovvero che i consultori collaborino con associazioni e volontari impegnati nel sostegno alla maternità. [CONTINUA]

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