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25 aprile 2024

Aborto. Un giorno dentro al Cav della Mangiagalli: «Quante bugie sul nostro lavoro»


Antonella Mariani (Avvenire) - Viaggio nella struttura più attiva del capoluogo lombardo, da sempre al lavoro in stretta collaborazione con l'ospedale: «Nessuno molesta o fa terrorismo. Le volontarie? Semplicemente ascoltano». 

In un talk televisivo qualche sera fa sono state definite “molestatrici” e “terroriste”: psicologiche, s’intende. Un’immagine in cui loro, le operatrici del Centro di aiuto alla vita (Cav) della Mangiagalli di Milano non si riconoscono affatto. 

Non c’è un clima di scontro tra abortisti e “pro-life”, al Policlinico, uno dei due ospedali in cui nascono più bambini in Italia: 6mila l’anno. Sul numero degli aborti invece non si hanno dati. Salendo con l’ascensore fino al terzo piano della scala B, dove si trova il Cav, si è aiutati a raggiungere la sede dalle targhette che dettagliano la strada. Non una presenza clandestina, dunque. Anzi, a volere il Centro nella struttura fu quarant’anni fa un medico non obiettore, Giorgio Pardi. 

Una presenza poi confermata e, a quanto si dice, apprezzata dal direttore da poco andato in pensione, Enrico Ferrazzi, anche lui non obiettore. «Con Pardi c’era un accordo non scritto: le donne incinte che segnalavano difficoltà venivano mandate al Cav», esordisce la direttrice Soemia Sibillo, 48 anni, due figli, una laurea in Giurisprudenza e una “prima vita” nel campo della comunicazione e del giornalismo. [CONTINUA]

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