26 aprile 2024

Libri. Schmitt: davanti al mistero siamo tutti Pilato


Eric-Emmanuel Schmitt (Avvenire) - Anticipiamo la postfazione che lo scrittore francese Eric-Emmanuel Schmitt ha scritto appositamente per la nuova edizione de “Il Vangelo secondo Pilato” (pagine 208, euro 18,00), che va da mercoledì in libreria in coedizione tra e/o e Libreria editrice vaticana, come il precedente La sfida di Gerusalemme (2023). Il nuovo scritto posto a coronamento del romanzo (reso anche in una nuova traduzione dal francese da Alberto Bracci Testasecca) prende spunto proprio dal viaggio a Gerusalemme del quale il volume del 2023 è un resoconto autoriale. “Il Vangelo secondo Pilato” (uscito in Francia nel 2000 e da noi nel 2002 presso e/o) narra gli ultimi giorni di Gesù dalla sua prospettiva (nel Prologo) e dalle lettere di Pilato al fratello Tito. Schmitt dialogherà di questi temi al Festival biblico, il 9 maggio a Rovigo, nell’incontro “Parlavo solo d’amore e annoveravo migliaia di nemici” con il giornalista Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero vaticano per la Comunicazione, e padre Antonio Spadaro, sottosegretario del dicastero per la Cultura e l’Educazione. L’autore presenterà il volume anche il 10 maggio a Milano e l’11 maggio al Salone del libro di Torino.

Siamo tutti Ponzio Pilato. Con quale personaggio del racconto evangelico può infatti identificarsi l’uomo di oggi? Non con gli apostoli né con Erode né con Salomè, difficilmente con il grande sacerdote Caifa, e ancora meno con Gesù o sua madre. Nel XXI secolo siamo semmai apparentati con i romani del I secolo, individui pragmatici, materialisti, provvisti di alcune credenze ma restii al misticismo, interessati più che altro alla politica, al potere e all’economia. Ponzio Pilato ci rappresenta. Il prefetto considera la vicenda Gesù un fatto di cronaca che potrebbe mettere a repentaglio l’ordine sociale, studia metodicamente il caso e cerca di chiuderlo. Sennonché il caso rimane aperto, l’inchiesta non si conclude… Quest’incompiutezza, la storia di un cadavere che nessuno ha mai ritrovato, è l’essenza stessa del cristianesimo, un mistero che ha cambiato il mondo e ha tracciato la strada per un altro mondo. Anziché far sparire l’enigma risolvendolo, il mistero offre una proposta dinamica, nel senso che fornisce continuamente materia su cui riflettere, credere e sperare. Ponzio Pilato si situa all’incrocio tra ragione e fede, un incrocio che tutti attraversiamo.

Rileggendo il romanzo ventiquattro anni dopo averlo scritto mi rendo conto che non cambierei una riga, eppure non mi trovo nella stessa posizione spirituale di allora. Il mio cristianesimo si è evoluto. E com’è stato inaspettato questo cammino spirituale che probabilmente ha in serbo per me ancora sorprese! Da principio abitavo nella casa dell’ateismo. In una Francia che si andava decristianizzando, il rifiuto di Dio impregnava sia la mia famiglia di non credenti che il mio ambiente intellettuale illuminista, e ancora di più imperversava all’École nor- male supérieure, dove studiavo filosofia sotto la guida di Jacques Derrida, e alla Sorbona, dove ho sostenuto la mia tesi di dottorato sull’enciclopedista Diderot, condannato e imprigionato nel XVIII secolo per i suoi scritti contro Dio. Soffrivo del mio ateismo? No, perché non avevo conosciuto altro, ero come un cieco che ignora i colori. Volevo uscirne? Assolutamente no, guardavo alla fede con sospetto, ci vedevo una compensazione facile, comoda e priva di valore di fronte all’angoscia esistenziale. [CONTINUA]

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