Una ferma risposta a "Demos II" da parte del giornalista John Allen jr riguardo al fatto che il prossimo Papa dovrebbe rinunciare ai viaggi internazionali per dedicarsi al meglio alle riforme vaticane e alla gestione della crisi del cristianesimo in Europa.
John Allen jr (Crux) - La sera del 19 aprile 2005, poche ore dopo la sua elezione, il nuovo Papa Benedetto XVI confidò ad Alberto Gasbarri, veterano di lunga data della Radio Vaticana e principale organizzatore dei viaggi papali, che probabilmente non avrebbe viaggiato molto perché non sentiva di avere in questo la stessa attitudine di Giovanni Paolo II.
Eppure Benedetto XVI ha compiuto 24 viaggi internazionali in 8 anni, una media di tre all’anno, appena uno in meno dei 4 viaggi di questo tipo che San Giovanni Paolo II ha compiuto in media ogni anno nei suoi quasi 27 anni di pontificato. Alla fine, Benedetto era così convinto dell’importanza del viaggio che è stata la sua percepita incapacità di recarsi in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù nel luglio 2013 a consolidare la sua decisione di dimettersi.
Un papa che rifiutasse di viaggiare verrebbe probabilmente interpretato come un segno di ritirata da parte della Chiesa cattolica, compromettendo tra le altre cose la rilevanza diplomatica e geopolitica del papato e rendendo più difficile per il Vaticano raggiungere i suoi tradizionali obiettivi umanitari. È difficile immaginare come un papato indebolito e ignorato possa servire gli interessi della Chiesa, indipendentemente da quali dovrebbero essere le priorità del prossimo papa.
Infine, ci sono poche prove che la richiesta di una manciata di viaggi all'estero durante l'arco di un anno impedisca effettivamente a un papa di intraprendere la riforma vaticana
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