Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera ricevuta da un lettore che ringraziamo e a cui rispondiamo in calce.
Buongiorno.
Mi sono chiesto come mai avete pubblicato oggi l'articolo di Moia apparso su Avvenire il 24 gennaio scorso.
In ogni caso mi colpisce il confronto tra le recenti parole del papa:
«Vorrei sottolineare una cosa: è molto importante che ci sia questo incontro, questo incontro fra uomini e donne, perchè oggi il pericolo più brutto è l'ideologia del gender, che annulla le differenze».
e quanto scritto da Moia:
"Molto opportuna anche la presa di distanza da tutte le accese diatribe maturate dal 2010 in avanti rispetto alle cosiddette teorie del gender, su cui non viene espressa la solita aprioristica condanna, tipica di coloro che parlano del tema senza conoscerlo".
Sarà anche il papa uno che parla senza conoscenza?
Cordiali saluti.
F.
Gentile lettore, in occasione dell'uscita del libro di don Simone Bruno intitolato "Siamo sempre una famiglia" (edizioni San Paolo), sono stati pubblicati diversi articoli sui quotidiani nazionali e siti online. Abbiamo scelto di pubblicarne uno in particolare, quello di Avvenire, per l'autorevolezza di una testata che rappresenta i vescovi della Chiesa italiana.
Lo abbiamo pubblicato perché la nostra intenzione è proporre ai lettori una visuale di ciò che - come disse qualcuno - "bolle in pentola" nel mondo ecclesiastico e della riflessione teologica. Come è normale che sia, ognuno poi può trarre le sue conclusioni, commentare e valutare.
Lei fa bene a interrogarsi sull'incongruenza tra le parole - dure e chiare, di condanna - del Santo Padre sull'ideologia gender, e quelle degli autori Moia e Bruno.
Bisognerebbe chiedere a questi ultimi di chiarire se il Papa sbaglia a giudicare senza conoscere, se è stato "mal consigliato" o se - semplicemente - qualcuno, nella Chiesa ignora le condanne che il Pontefice ha più volte rivolto all'ideologia dominante.
Grazie per la sua attenzione
Il NS
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