Tiziana Campisi (Vatican News) - A due giorni dalla canonizzazione [prevista per domenica 11 febbraio, ndr] di María Antonia de San José de Paz y Figueroa, il Papa riceve un gruppo di pellegrini dall’Argentina e ricorda i tratti della futura santa che, vissuta nell’Ottocento, ha diffuso a Buenos Aires la pratica degli esercizi spirituali ignaziani senza arrendersi di fronte alle difficoltà presentatesi nel periodo in cui la Compagnia di Gesù era stata soppressa.
È motivo di gioia per Francesco l’incontro con i pellegrini venuti dall’Argentina per la canonizzazione, domenica mattina in piazza San Pietro, di María Antonia de San José de Paz y Figueroa, nota come Mama Antula. Felice di poter accogliere nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, parla in spagnolo ed evidenzia i tratti che hanno contraddistinto la beata argentina, alla quale, nell’Ottocento, si deve la diffusione, a Buenos Aires, della pratica degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola e la fondazione della congregazione delle Figlie del Divin Salvatore.
Una donna attenta agli ultimi, Mama Antula, evidenzia il Papa, e, per il mondo contemporaneo, “un’ispirazione che ravviva l’opzione” per coloro che “la società scarta e getta via”.
La carità di Mama Antula, soprattutto nel servizio ai più bisognosi, oggi si impone con grande forza, in mezzo a una società che corre il rischio di dimenticare che “l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Un virus che inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni”. [CONTINUA]
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