I banchi della Cattedrale di San Patrizio erano gremiti giovedì per un evento senza precedenti nella storia cattolica: il funerale di Cecilia Gentili, attivista e attrice transgender, ex prostituta e atea autoproclamata, il cui memoriale fungeva sia da celebrazione di la sua vita e un esuberante pezzo di teatro politico. Oltre 1.000 persone in lutto, diverse centinaia dei quali erano transgender, sono arrivate in abiti audaci: minigonne scintillanti e top all'americana, calze a rete, sontuose stole di pelliccia (New York Times).
Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Non capita tutti i giorni che a un funerale cattolico venga descritto il defunto con le seguenti parole: «Era una p..., una grandissima p..., la madre di tutte le p...», facendo partire un entusiasmante battimano da parte della folla presente in chiesa. Naturalmente lasciando allibito il povero parroco che seduto in un angolo sembrava trasformato in un pezzo di pietra.
Nella cattedrale di San Patrizio, a New York, alle esequie di una nota trans che si faceva chiamare Cecilia Gentili ed era una attivista molto famosa della comunità Lgbt+ - oltre che essere una nota nota prostituta, dichiaratamente atea - sono volate parole provocatorie contro la fede, dileggiando anche la Chiesa. Lo spettacolo pare sia stato talmente brutto e al limite del blasfemo da aver costretto la diocesi americana a stigmatizzare l'accaduto. [CONTINUA]
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