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09 ottobre 2025

San Francesco, anomalia o modello del genio italico?

 


Guido Vignelli (La Nuova BQ) - Il ripristino della festa nazionale per il 4 ottobre ha suscitato una discussione su come considerare l’Assisiate: italiano tipico o anomalo? Se guardiamo storicamente all’essenza del “genio italico”, non c’è dubbio che Francesco sia stato un italiano modello e il più italiano dei santi.

Com’è noto, il Parlamento italiano ha approvato la legge per cui la giornata del 4 ottobre, data della festa liturgica di san Francesco d’Assisi (1181/1182-1226), dall’anno prossimo tornerà ad essere festa civile nazionale. Questa iniziativa ha suscitato una discussione su come qualificare l’esempio personale dato dal Patrono d’Italia, ossia se possiamo considerarlo come un italiano tipico o anomalo o addirittura deviante. Ovviamente, una discussione del genere è possibile solo se riusciamo a individuare una categoria-modello d’italiano che ci permetta innanzitutto di distinguere tra la “italianità” storica del prestigioso passato e quella sociologica del penoso presente, poi di applicare quella categoria alla figura del Serafico Padre per evidenziarne la conformità o la difformità.

Noti autori del passato hanno elogiato san Francesco come «il più santo degli italiani e il più italiano dei santi». Purtroppo, ormai gli odierni italiani hanno scarsa chiarezza e scarsissima considerazione riguardo a ciò che può essere qualificato come “italiano tipico”. Tuttavia, possiamo comunque tentare un giudizio sulla “italianità” di san Francesco, se sottraiamo questa categoria all’equivoco geografico, lo purifichiamo dalla droga nazionalista e lo colleghiamo all’indole dimostrata dalla italica civiltà durante la sua lunga storia.

Caratteristiche del “genio italico”

Le vicende della nostra penisola ci dimostrano l’esistenza di un “genio italico” diventato modello e segno di riconoscimento dei veri italiani. Essendo cattolico per vocazione religiosa e per missione storica, questo genio è essenzialmente aperto e inclusivo, quindi universale e cosmopolita. Queste qualità hanno permesso al nostro popolo di esportare la ragione, la fede e la virtù, condurre i ribelli all’ordine, i barbari alla civiltà, gli empi alla santità, gli eretici all’ortodossia, dimostrando quanto possono la virtù, l’intelligenza, il sacrificio, il coraggio, l’industriosità, la creatività e lo spirito di avventura. Ne deriva il successo avuto da molti italiani come esploratori, commercianti, conquistatori, civilizzatori, missionari, politici, giuristi, diplomatici, artisti di ogni genere. [CONTINUA]

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