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07 ottobre 2025

Il Rosario in famiglia come arma per la pace e mezzo di salvezza


Ermes Dovico (La Nuova BQ) - Mancano pochi giorni al secondo anniversario dell’inizio della guerra tra Hamas e Israele (7 ottobre 2023), con le diplomazie al lavoro, tra innumerevoli stop, per trovare un accordo di pace. Simile dramma si vive per il conflitto Russia-Ucraina, in corso da oltre tre anni e mezzo e con picchi di tensione tra Mosca e l’Occidente che hanno fatto evocare più volte il pericolo di una terza guerra mondiale. Se le vie diplomatiche non vanno certo trascurate, al tempo stesso i cristiani sanno di avere nella preghiera il più grande mezzo – insieme al digiuno – per ottenere la pace.

Ogni preghiera è gradita a Dio, ma una lo è particolarmente: il Santo Rosario. E può risolvere o scongiurare ogni tipo di conflitto, come spiegò la Madonna già nella sua prima apparizione ai pastorelli di Fatima, il 13 maggio 1917: «Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra». Una pace, quella recata dalla meditazione costante dei misteri della nostra salvezza, che non è solo assenza di conflitti armati, ma avviene innanzitutto nei nostri cuori e permette di portare Cristo nei vari ambiti del vivere sociale, premessa indispensabile perché la pace sia vera e duratura.

Quantomai opportuno è giunto dunque il richiamo di Leone XIV, che nell’udienza generale di mercoledì 24 settembre ha ricordato che ottobre è specialmente dedicato al Rosario e ha invitato perciò tutti, per «ogni giorno» del mese che inizia oggi, «a pregare il Rosario per la pace, personalmente, in famiglia e in comunità». E proprio la dimensione della famiglia è quella su cui vale la pena soffermare la nostra attenzione, perché essa è la culla per la trasmissione della fede e quindi anche dell’attitudine alla preghiera.

Nelle vite dei santi vediamo non di rado descritta l’importanza dell’educazione cristiana ricevuta in casa, di come questa o quell’altra persona abbiano tratto grande giovamento dall’esempio dei genitori che in momenti precisi della giornata – al mattino e anche alla sera, magari davanti al focolare – radunavano i figli per pregare insieme. Gli esempi si sprecano, ma senza andare troppo indietro nel tempo possiamo ricordare la biografia di una santa vicina a noi, Gianna Beretta Molla (1922-1962). Tra le varie pratiche di pietà a cui la formarono i suoi genitori – che andavano a Messa ogni giorno (con eroiche levate alle 5 del mattino), nonostante i mille impegni – c’era l’appuntamento fisso del dopocena. Allora, come scrive uno dei fratelli di santa Gianna, don Giuseppe, «arrivava un altro momento importante nella vita della nostra famiglia, quello della recita del Santo Rosario. Il papà in piedi dinnanzi all’immagine della Madonna con accanto i più grandicelli, e noi più piccoli attorno alla mamma che ci aiutava a rispondere fino a che non ci addormentavamo appoggiati sulle sue ginocchia». [CONTINUA]

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