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23 settembre 2025

Pizzaballa: «Le ragioni di Israele non giustificano Gaza»


Riccardo Cascioli (La Nuova BQ) - Come ampiamente annunciato Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo hanno ieri riconosciuto lo Stato palestinese e oggi, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite seguiranno Francia, Belgio, Lussemburgo e Malta. Un riconoscimento che cambia ben poco sul terreno, che presenta elementi critici (come abbiamo già scritto) ma che è un segnale politico nei confronti del governo di Israele, verso cui i tradizionali alleati sono sempre più insofferenti. Una situazione sintetizzata dal leader della sinistra israeliana Yair Goland secondo cui tali decisioni sono «conseguenza diretta dell'incoscienza politica di Netanyahu: il rifiuto di porre fine alla guerra e la pericolosa scelta dell'occupazione e dell'annessione».

Da parte sua il primo ministro Benjamin Netanyahu non si fa intimidire e rilancia escludendo la possibilità che nasca mai uno Stato palestinese: «Ho un messaggio chiaro per quei leader che hanno riconosciuto uno Stato palestinese dopo il terribile massacro del 7 ottobre – ha detto Netanyahu -: state premiando enormemente il terrorismo. E ho un altro messaggio per voi: questo non accadrà. Non sorgerà uno Stato palestinese ad ovest del Giordano».

E il ministro delle Finanze israeliano nonché leader della destra ultra-ortodossa, Bezalel Smotrich, fa ulteriori pressioni sul premier sostenendo che «l'unica risposta alla mossa anti-israeliana è la sovranità sulla patria del popolo ebraico in Giudea e Samaria e l'eliminazione per sempre dall'agenda dell'idea folle di uno Stato palestinese».

Nel frattempo sul terreno l’operazione di distruzione di Gaza City prosegue senza soste, con ulteriori, enormi costi umani: l’esercito israeliano (Idf) ha comunicato ieri che 550mila civili hanno abbandonato la città dirigendosi verso sud (foto LaPresse), dove dovrebbero arrivare a una “zona umanitaria” creata appositamente dall’Idf

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