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11 agosto 2025

Cosa ha lasciato il Giubileo dei giovani?


Marcello Veneziani (blog) - Cosa lascia il Giubileo dei giovani alla Chiesa, alla fede, all’Italia, al mondo? Quel che lasciò il giubileo precedente, evento magnifico intorno a un papa magnifico, i cui seguaci furono chiamati i Papa boys.
Prima di rispondere alla domanda, vorrei dire due cose sull’evento, anzi vorrei esprimere due gioie. La prima è la gioia di un avvenimento positivo a livello mondiale, come pochi ormai se ne vedono, mosso dall’aspirazione a salvare il mondo, ma non solo nel segno del pianeta e dell’ambiente, ma del mondo abitato dagli uomini al centro del creato, e quindi la natura. Provate a farvi la domanda inversa: quanti sono gli eventi come questo che accendono speranza, destano fiducia, in cui si vede comunque all’opera il bene. Rari, più rari in occidente. Per dirla in sintesi: questo è finalmente un evento contro nessuno, solo in favore dell’umanità e di ogni persona. “Te pare poco, dì, te pare poco?” avrebbe detto Franco Califano.

La seconda gioia era vedere, sentire, quei ragazzi. Lo hanno detto in tanti, e non ha molto senso ripeterlo. Ma dopo decenni di elogi della peggio gioventù, vedi finalmente qualcosa che evoca la meglio gioventù. Certo i migliori giovani non stavano solo qui, per fortuna o grazie a Dio, sono sparsi altrove, ma ci sono. Però vederli qui in tanti, insieme, accomunati da un desiderio di fede, da una volontà di cose grandi, per dirla col Papa Leone XIV, è un bene incalcolabile. Da troppo tempo lo spettacolo è inverso: vedi raramente giovani sfilare insieme e quando succede il più delle volte sono masse arrabbiate, urlanti, carnevalesche, istupidite da slogan e modelli di vita. 

E ti consoli dicendo che non tutti sono così, ci sono altri che in disparte, da soli, studiano, lavorano, amano, si comportano in modo diverso. Con il Giubileo dei giovani vedi per la prima volta dopo un po’ di tempo una folla di giovani e non solo singoli individui che non vogliono diventare le protesi dei loro smartphone, che non vivono del solito gergo e delle quattro minchiate prefabbricate che fanno loro ripetere. [CONTINUA]

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