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26 maggio 2025

La diplomazia di pace del Papa


Giacomo Galeazzi (Interris)
- Il nuovo corso di Leone XIV e il funzionamento della Segreteria di Stato vaticana: parla l'esperto di questioni ecclesiastiche. 

“Come Cristo agli Undici disorientati e spaventati rivolge un saluto ed un augurio di pace, così ha esordito Leone XIV la sera dell’otto Maggio, nella sua prima benedizione Urbi et Orbi– afferma il giurista e docente universitario Matteo Cantori-. Ha insistito sul tema della pace, offrendo la Santa Sede come sito deputato all’incontro, al dialogo, alla negoziazione; ha invitato gli operatori della comunicazione ad utilizzare un frasario disarmato e disarmante. Ha teso il suo orecchio nell’immediatezza della Messa di inizio del ministero petrino ai potenti della terra per cercare di riprendere le sfilacciature di un confronto che di auspica possa trasformarsi in mediazione. E siamo a meno di due settimane dalla fumata bianca“.

“L’obiettivo della pace, pur essendo il medesimo, viene raggiunto attraverso percorsi diversi e mediante condotte differenti- aggiunge il professor Cantori-. Penso a due casi di scuola: l’intervento di Giovanni XXIII che inviò a Stati Uniti ed Unione Sovietica un radiomessaggio in francese per scongiurare l’attacco missilistico di Cuba, nell’Ottobre del 1962; e la mediazione del neoeletto Giovanni Paolo II tra Cile ed Argentina per risolvere la crisi del Canale di Beagle“.

Prosegue lo studioso: “La diplomazia vaticana ovvero della Santa Sede ha una struttura articolata. Il fine è quello di portare la presenza di Pietro anche in quei contesti apparentemente remoti. Si dica, più semplicemente, che la diplomazia del Papa vuole creare più ponti possibili e che i manutentori di queste immaginarie infrastrutture sono i diplomatici di Sua Santità, nella maggior parte i nunzi apostolici, capi missione, i quali nella nunziatura alternano lavoro a preghiera nonché contatti con la comunità locale presso cui si trovano a vivere ed operare“. [CONTINUA]

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