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28 maggio 2025

Cardinale Duka: contrastare il gender, una priorità per il nuovo Papa


Nico Spuntoni (La Nuova BQ) - Il cardinale Dominik Jaroslav Duka è un domenicano che ama parlare con chiarezza e senza troppi fronzoli. Arcivescovo emerito di Praga dal 2022, non ha partecipato all'ultimo conclave ma è venuto a Roma per il primo incontro di Leone XIV con il sacro collegio. Duka non si è sottratto alle domande della Nuova Bussola Quotidiana sui dossier più caldi del nuovo pontificato. 

Eminenza, è contento del nuovo Papa?

Sì, penso che sia stato eletto un uomo competente e che viene dal continente dove vive la maggioranza dei cattolici oggi. Noi europei siamo solamente il 10% della popolazione mondiale! Inoltre, come priore generale degli agostiniani ha avuto la possibilità di visitare conventi in tutto il mondo e di farsi una conoscenza completa della Chiesa universale. Qui in Repubblica Ceca, ad esempio, è venuto almeno dieci volte.

Lei lo ha conosciuto?

Certo. Abbiamo concelebrato una messa il 30 giugno 2012 nel monastero di San Dobrotivá per le vittime della dittatura comunista. Questo monastero agostiniano venne liquidato nell'ambito dell'operazione K con cui i comunisti chiusero i conventi in Cecoslovacchia nel 1950 e internarono i religiosi. 

Quali dovrebbero essere le priorità del suo pontificato?

Al primo posto deve esserci l'evangelizzazione. Subito dopo penso serva una rinascita della catechesi. Sia nelle parrocchie che nelle scuole la situazione è catastrofica e ci sono grandi differenze di continente in continente. In Repubblica Ceca c'è un enorme problema nelle scuole ed è l'ideologia gender. Quest'ideologia è nient'altro che una conseguenza e una continuazione del giacobinismo e dell'ideologia comunista. Non c'è alcuna possibilità di cooperazione con chi la sostiene.

[...] 

Invece sull'accordo per la nomina dei vescovi con Pechino come dovrebbe muoversi il nuovo Papa?

Penso che anche su quello ci sia la necessità di cambiare la situazione. Quello che avviene in Cina mi ricorda quello che avveniva in Europa orientale ai tempi del comunismo. L'Ostpolitik di Casaroli non è stata positiva, al massimo può aver messo un freno alla grande persecuzione ma al tempo stesso impediva alla Chiesa di crescere oltre la cortina. [CONTINUA]

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