Scrive John Allen jr: In un certo senso, la Chiesa in Svezia oggi è l'intera Chiesa mondiale in miniatura, un mix cosmopolita di convertiti svedesi, polacchi e francesi, arricchito da recenti immigrati provenienti dall'Africa, dall'Asia e dal Medio Oriente, tra cui una nutrita schiera di cattolici caldei provenienti dall'Iraq.
L'uomo che presiede questa controintuitiva rinascita cattolica è il cardinale Anders Arborelius, 75 anni, egli stesso convertito al cattolicesimo e considerato da molti un missionario ideale in un mondo sempre più secolarizzato.
Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Nel 2017, quando Papa Francesco si affacciò dal palazzo apostolico per l’Angelus e al termine fece l’annuncio a sorpresa di voler creare a breve cinque nuovi cardinali, tra cui il vescovo di Stoccolma, Anders Arborelius, il suo nome risuonò per la prima volta con grande meraviglia di tutti. Era sconosciuto ai più e per giunta non c’era mai stato prima un cardinale in Svezia.
Per quale bizzarro motivo veniva premiato quel frate carmelitano devoto a Santa Teresa del Bambin Gesù in un paese ormai scristianizzato e dove i cattolici rappresentano solo l’1,5% della popolazione? Il fatto è che l’anno precedente andando a Lund, a celebrare il 500esimo anniversario della riforma luterana, Bergoglio ebbe occasione di fare una approfondita radiografia di quel vescovo testardo e carismatico, apprezzato tanto dai conservatori che dai progressisti svedesi, capace di farsi strada su terreni politici a dir poco impervi come l’immigrazione. Gliene avevano parlato bene in diversi.
Colto, poliglotta, con un buon percorso teologico alle spalle, Arborelius si era concentrato molto sull’ecumenismo, sul dialogo con l’islam e per sua natura sembrava incapace di erigere steccati con il prossimo al punto che Francesco, in una conversazione con dei gesuiti, risalente a tre anni fa, tracciò di lui l’identikit di un potenziale successore. Disse: «Un uomo che è un modello di guida: non ha paura di nulla. Parla con tutti e non è contro nessuno. Punta sempre al positivo. Credo che una persona come lui possa indicare la strada giusta da seguire».
Da allora il nome di Arborelius ha preso a circolare seriamente negli inner-circle del deep-state della Chiesa, anche perché proprio in quel periodo partiva la prima onda del pre-conclave a causa dei problemi di salute del pontefice. Oggi a chi chiede ad Arborelius – 75 anni – se si sente un papabile lui risponde sgomento che purtroppo quando i mass media imboccano questa strada non c’è niente da fare.
Peccato però che a lanciarlo in questa direzione sia stato lo stesso Francesco dopo avere preso visione in loco degli incredibili risultati raggiunti al Nord. La Svezia resta l’avamposto dell’Europa scristianizzata, considerata terra di missione a ragion veduta per l’esiguo numero di battezzati. Tuttavia i progetti sull’evangelizzazione avviati da Arborelius hanno portato a un progressivo numero di battesimi, anche adulti. Segnali incoraggianti raggiunti curando in prima persona le comunità straniere. Nel frattempo per i 30 mila cattolici caldei provenienti dall’Iraq e dalla Siria Arborelius ha acquistato tre ex chiese luterane dismesse e ha iniziato a programmare attività pastorali in varie lingue, tra cui inglese, francese, spagnolo, coreano, italiano e vietnamita. I battesimi sono arrivati come conseguenza. L’analisi di Arborelius sul cristianesimo in Svezia può essere applicata benissimo all’Europa intera. «La società svedese tende ad essere molto segregata tra svedesi e immigrati ma se siamo disgregati anche tra noi non è un buon segno. Dobbiamo dimostrare che siamo uniti in Cristo e che ci preoccupiamo gli uni degli altri, che ci rispettiamo e impariamo reciprocamente».
Arborelius è stato consacrato vescovo da Giovanni Paolo II nel dicembre 1998. Dal 2005 al 2015 è stato presidente della Conferenza episcopale della Scandinavia. Nel 2017, Francesco lo ha promosso cardinale, strabiliato dal lavoro pastorale, politico e sociale fatto in Scandinavia. Il cardinale quando non è in giro a visitare le varie comunità, nel poco tempo libero ama leggere dei polizieschi e la buona cucina.
Ha trascorso diversi anni sui libri, prima si è laureato in lingue moderne all’università di Lund e poi teologia e filosofia a Bruges e a Roma, dove ha conseguito una laurea in spiritualità al Teresianum. Dopo il cardinalato è stato chiamato in curia come consultore in diversi dicasteri primari: clero, vescovi, chiese orientali, promozione dell’unità cristiana. Siede anche nel Consiglio per l’economia. Nel 2022 gli è stata conferita una medaglia dal re di Svezia per i contributi alla vita della Chiesa. È autore di diversi libri sulla spiritualità. Gli amici lo descrivono con un carattere riflessivo e accomodante sebbene sui principi sia granitico. Ha suscitato enormi consensi quando si è opposto pubblicamente agli eccessi delle riforme sinodali volute dalla potente Chiesa tedesca. Arborelius difende il celibato sacerdotale ma si oppone alle donne prete. Inoltre si è fatto notare anche quando ha recentemente pubblicato un corposo documento sull’etica sessuale e il genere. Praticamente una road map per limitare gli eccessi ideologici del movimento arcobaleno «quando veicola – si legge – un’immagine della persona umana che dissolve l’integrità corporea dell’individuo, come se il sesso biologico fosse qualcosa di puramente casuale. Per questo contestiamo che tali opinioni vengano imposte ai bambini come non fossero ipotesi audaci, ma fatti accertati; quando viene imposto ai minori il peso opprimente di dover determinare la propria identità senza che siano attrezzati per farlo». Una chiara (e pesante) critica anche alle politiche decise da Bruxelles. Cosa che ha sollevato l’immediato plauso di gran parte del Collegio Cardinalizio.
Il motto episcopale di Arborelius è: In Laudem Gloriae (A lode della gloria). «La trovo un’espressione di tutto ciò che sono. Penso che il primo dovere e il nostro privilegio sia di onorare e glorificare Dio, ed è una cosa che è stata un po’ dimenticata. L’uomo non viene mai ridotto da questo aspetto, ma al contrario, cresce, diventa più libero e più felice. Uno dei miei più grandi desideri è aiutare le persone a scoprirlo».

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