Avvenire - Il corpo morto di Cristo domina la scena, avvolto dal sudario e sorretto dagli uomini affranti. Maria è raffigurata al centro, in penombra, ripiegata su sé stessa. A destra, Maddalena alza il volto al cielo urlando dal dolore, con il volto cosparso di lacrime. Sullo sfondo, la luce del tramonto illumina i monumenti di una Gerusalemme che rievoca una Roma antica, con tanto di Pantheon. Questa Deposizione, ritrovata pochi anni fa nel Santuario di Pompei, di cui vi diamo l’anticipazione, è opera di Andrea Mantegna (1431-1506), e da giovedì 20 sarà in mostra nella pinacoteca dei Musei Vaticani a Roma per alcuni mesi.
Mantegna è un pittore che negli ultimi anni ha visto accrescere il suo catalogo grazie ad alcune opere scoperte nei depositi di alcuni musei, come La Resurrezione di Cristo all’Accademia Carrara di Bergamo o la Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante dal Correr di Venezia. Quest’ultima, però, è indubbiamente la più sensazionale, soprattutto per l’insolito luogo del rinvenimento: Pompei. Come ci è arrivata questa Deposizione? Il grande pittore veneto non si recò mai nel Meridione; si spinse sino a Roma negli anni tra il 1488 e il 1490, invitato da papa Innocenzo VIII per affrescare la cappella del Belvedere nei Palazzi vaticani (un ciclo andato purtroppo distrutto).
A sciogliere il mistero c’è però un importante documento storico. Nel marzo 1524 l’umanista Pietro Summonte scrisse al suo amico Marcantonio Michiel che a Napoli si trovava in Santo Dominico una cona (icona, ndr.), dove è Nostro Signore levato dalla croce e posto in un lenzolo, di mano del Mantegna. [CONTINUA]
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