Andrea Gagliarducci (Korazym) – Due recenti eventi dimostrano, che il pontificato di Papa Francesco ha perso gli equilibri. Sono avvenuti in America Latina e testimoniano anche la polarizzazione e la “guerra”, che hanno avuto luogo nella Chiesa in America Latina negli anni Settanta. I due eventi sono la soppressione del Sodalitium Christianae Vitae, un’associazione laica il cui fondatore è stato condannato per abusi, e le nuove misure restrittive contro il Cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo emerito di Lima, accusato di abusi alcuni anni fa e sottoposto a restrizioni segrete di conseguenza. Cipriani nega le accuse, che non sono state processate – almeno non pubblicamente – e di fatto ha continuato a esercitare un certo ministero. Cipriani ha persino completato i suoi mandati in vari dicasteri della Santa Sede fino al raggiungimento dell’età di 80 anni.
Perché questi due eventi sono così allarmanti? Per il modo in cui sono accaduti, la brutalità del dibattito attorno ad essi e il profondo rischio che non contribuiscano a ripulire la Chiesa, come sarebbe auspicabile, ma piuttosto a creare ancora più odio. Vale la pena ricordare, che l’America Latina è stata scossa da un lungo dibattito su come fare teologia dopo il Concilio Vaticano II. La complessa situazione sociale ed economica, la presenza di dittature militari in diversi Paesi per periodi più o meno prolungati e l’assoluta povertà vissuta dalla popolazione, hanno portato la Chiesa ad essere fortemente coinvolta.
Non è una novità in America Latina. Con le loro reducciones, i Gesuiti hanno creato modelli di vita accurati, dando di fatto alla popolazione locale una possibilità di emancipazione [QUI]. L’evangelizzazione, insomma, è passata anche attraverso la civiltà, con uno sforzo che in seguito sarebbe stato chiamato “sviluppo umano integrale”.
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