25 gennaio 2025

L’autobiografia di Francesco è in vendita. Molto rumore per nulla


Sandro Magister (Diakonos)
- È un’autobiografia strana, l’ultima confezionata da Jorge Mario Bergoglio con grande lancio pubblicitario in tutto il mondo. Un’autobiografia che nella prima metà delle sue quasi 400 pagine racconta più del suo parentado che di lui bambino e poi adolescente, e nelle restanti pagine tace proprio ciò che più si aspetterebbe di leggere, della sua vita adulta prima e dopo l’elezione a papa.

“Ogni volta che un papa sta male si sente soffiare un po’ di vento di conclave”, scrive. Per subito aggiungere, però, che “sto bene”, “posso mangiare di tutto” e semplicemente “sono vecchio” (come nella foto a lato, del 18 gennaio, con un braccio al collo dopo un capitombolo, ma senza nulla cambiare della sua agenda).

Per la sua sepoltura ha già optato per la basilica di Santa Maria Maggiore “nella stanza dove ora custodiscono i candelabri”. E quanto alla scelta del successore si arrangino. La sua elezione a papa nel 2013 la racconta in una ventina di pagine, per dire che tutto è avvenuto senza il minimo piano prestabilito, e i voti sono piovuti su di lui solo dal penultimo scrutinio, chissà da dove, e anche lui ha improvvisato tutto al momento, compreso il nome di Francesco, comprese le prime parole dalla loggia delle benedizioni, e ad abitare a Santa Marta non è andato per amor di povertà, ma per “motivi psichiatrici”, perché “senza gente attorno non posso vivere”.

Sgombrato il campo dalle congetture sul prossimo conclave, su cui il libro non dà il minimo segnale, è utile però prender nota di alcune parole e di non pochi silenzi. Il perché, ad esempio, di quel suo continuo evocare ed esaltare il ruolo dei nonni nel trasmettere la fede ai nipotini, ignorando i papà e le mamme, è ben spiegato dal racconto del suo straordinario legame affettivo con la nonna paterna Rosa, “pietra angolare della mia esistenza”, e dal rapporto difficile con la mamma Regina Maria, che sì, fin da bambino gli faceva ascoltare e amare le opere liriche, ma anche lo faceva “piangere a dirotto con un’angoscia che mi assaliva nell’intimo”, per i suoi frequenti litigi con il papà. E non prese affatto bene l’entrata del figlio in seminario, nel quale per anni non mise mai piede fino al giorno del suo ingresso nella Compagnia di Gesù, “mantenendo una certa riserva” anche dopo.

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Un altro trascorso giovanile che papa Francesco mette in chiaro nel libro è la sua adesione al peronismo. I suoi famigliari no, scrive, erano tutti antiperonisti e persino “radicali”. La sua riconosciuta maestra di politica, Esther Ballestrino de Careaga, era una marxista integrale. Eppure, fin dall’adolescenza, dice d’aver avuto “simpatia” per “le riforme sociali che Perón stava attuando”, fin quasi a fare a botte con un suo zio che “parlava, sparlava, parlava” contro Perón ed Evita, e quella rissa “è stata un po’ il battesimo pubblico della mia passione politica”.

Niente di nuovo. Di questo peronismo del giovane Bergoglio si sapeva da tempo, anche per sua stessa ripetuta ammissione in libri e interviste. Ma un paio d’anni fa, a sorpresa, in una ennesima sua biografia autorizzata a firma di Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti dal titolo “El Pastor”, aveva negato persino d’essere stato un “simpatizzante” di quel movimento politico, polemizzando con chi continuava a definirlo tale. [CONTINUA]

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