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27 luglio 2024

Il metodo Bergoglio.


Il cosiddetto "metodo" di Papa Francesco per raggiungere il potere e rivoluzionare la Chiesa in un lungo articolo su Roma Today. "Sdoganamento" della Teologia della liberazione, apertura alle donne, sinodalità, tutti dentro per evitare (sic!) scismi. Con la benedizione del cardinale Martini, gesuita come Bergoglio, che lo vide e lo scelse quando era ancora uno sconosciuto. 
Elder Red (Roma Today) - Quando Papa Bergoglio iniziò la sua opera di cambiamento della Curia Romana, a molti di noi corse immediatamente alla memoria, l’immagine di Papa Luciani. Forse, influenzati dalle teorie complottiste e dietrologiche, che trovano dietro il porticato del Bernini un loro habitat naturale, qualcuno tra di noi, ha anche istintivamente iniziato a temere per le sorti di questo Papa “venuto dalla fine del mondo”. 

Ricordo in quella primavera del 2013, la battuta sferzante di un monsignore “di lungo corso” tra le mura leonine: “Ragazzi, non dimenticatevi che questo è un gesuita!”. Detta così la frase, soprattutto a noi giovani, significava poco; il lunghissimo pontificato di Karol Wojtyla, aveva messo al centro della propria azione pastorale, altre congregazioni; la “leggenda nera” attorno ai gesuiti, era stata ri-dimensionata da una serie di guerre intestine e soprattutto dal formalizzarsi dello scontro e della diaspora sudamericana, collegata alla teologia della liberazione.

Era ancora per molti di noi fortissima l’immagine del Pontefice polacco, che all’aeroporto di Managua, furente, alzava il dito contro quell’Ernesto Cardenal, tra i padri della teologia della liberazione, inginocchiato davanti al Vicario di Cristo ed in attesa di una Sua benedizione. 

Erano i tempi in cui era necessario “mettere in sicurezza” la dottrina cattolica, e per questo fu chiamato al timone dell’ex Sant’Uffizio, l’ostico Cardinale Joseph Ratzinger, il vero ispiratore delle due istruzioni Libertatis nuntius (1984) e Libertatis conscientia (1986), che assestarono il colpo finale alla teologia della liberazione, ponendola fuori dall’ortodossia Cattolica. I Gesuiti pagavano la contiguità, soprattutto in sudamerica, con la teologia della liberazione; dopo secoli ad essere trattati come “il braccio armato del Papa”, venivano, per la prima volta vissuti con sospetto.

Questo loro essere stati un po' marginalizzati nell’ultimo quarto di secolo, ha avuto due effetti confliggenti tra di loro: il primo ha visto di molto sfumato il “potere nero” (come veniva chiamato quello dei Gesuiti) in Vaticano; il secondo, ha reso la loro immagine, meno arcigna, più umana, e questo ha consentito che cadessero tutta una serie di pregiudizi ai loro danni. 

A partire da quello dell’elezione del Papa! Mai, si era detto, un Gesuita Papa. Sommerebbe un potere enorme. E così era stato per secoli. Per usare un paragone prosaico, come in Italia, per paura di un colpo di stato, per trent’anni il comandante dell’arma dei carabinieri, non era mai stato un carabiniere: “troppo addentro alle cose, troppo conoscitore di tutte le dinamiche, troppo vicino a una struttura potente” così si diceva. [CONTINUA]

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