José María Carrera (ReL) - Questo 21 giugno si è concluso il termine concesso dall'arcivescovo di Burgos, Mario Iceta, alle monache clarisse di Belorado per comparire davanti a un tribunale ecclesiastico in cui dovevano riaffermare il loro abbandono della Chiesa e la conseguente scomunica, o abiurare.
Questa è stata l'ultima “mano tesa” che mons. Iceta ha offerto alle suore, le quali però hanno ribadito la loro posizione attraverso un comunicato e la mancata partecipazione alla convocazione.
Le religiose hanno reso pubblico un comunicato attraverso il loro sito e il loro principale organo di comunicazione, l' account Instagram Te hago luz (Ti faccio luce), rilasciato poco dopo le 14 di questo venerdì 21 giugno.
Nel documento le monache affermano di aver considerato la “mano tesa” di mons. Iceta e la conseguente “minaccia di scomunica” da parte di quella che chiamano la “Chiesa conciliare nata dalla rapina del Vaticano II”, come chiamano il Concilio tenutosi nel 1962.
Tuttavia, le Clarisse di Belorado riaffermano le loro posizioni e ammettono di essersi " separate liberamente e volontariamente, con unanimità e gioia di spirito" attraverso il loro Manifesto cattolico pubblicato il 13 maggio dall'allora badessa Isabel de la Trinidad.
Hanno anche annunciato l'invio di un fax al vescovo Iceta , firmato dalle dieci suore convocate, in cui riaffermeranno la loro "posizione unanime e irreversibile". Questa, dicono, sarebbe stata “presa per fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa”, assicurando che sono disposte “a dare la vita”.
Insieme al comunicato, le suore hanno allegato un estratto del Manifesto cattolico come nota esplicativa al primo documento. In esso si ribadisce che, poiché non vi sono stati “legittimi romani pontefici nella Chiesa dopo la morte di Pio XII”, i documenti promulgati dagli “usurpatori di Roma non sono vincolanti”. Per questo, aggiunge il Manifesto, “nessun cattolico può accettare o sottomettersi” al Codice di diritto canonico del 1983 o al Catechismo della Chiesa cattolica del 1992, entrambi “infettati di eresie”. [CONTINUA]
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