Renato Farina (Il Sussidiario) - I curdi dell'Iraq hanno chiesto al Governo italiano di mantenere in Kurdistan i nostri militari. Una missione cui l'Italia non deve sottrarsi.
La notizia non è granché, non raddrizza i conti davanti alle tragedie delle guerre in corso, sembra una povera cosa, ma ha una potenza simbolica che dice qualcosa di importante sul compito essenziale dell’Italia nel fragile assetto del mondo. Ci tocca difendere la presenza cristiana piccola ma decisiva dov’essa è minacciata. Non se ne preoccupa nessuno, non figura nell’agenda di G7 o G20. Be’, qualcuno ci richiama a qualcosa che è scritto nell’identità impressaci dalla sede di Pietro che non ci siamo meritati, ma sta lì, a Roma. Il Quo vadis? stavolta è rivolto ai nostri decisori politici dai capi di un popolo senza patria come i curdi. Dove andate? Restate qui.
Parliamo della richiesta dei curdi dell’Iraq al Governo e alla nostra opinione pubblica che il contingente militare italiano resti, e che i rapporti già in essere siano incrementati e parliamo di quelli culturali (la tutela e valorizzazione dei siti archeologici), commerciali, e di quella cosa che si chiama senso della vita, umanità comune. [CONTINUA]
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