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06 aprile 2024

Commento al Vangelo. Seconda Domenica di Pasqua (Anno B)


Don Francesco Botta (Qumran) - In questa seconda domenica di Pasqua, la Parola di Dio ci mette in cammino con il Risorto. Non sempre è facile riconoscere la sua presenza viva in mezzo a noi; tante volte ce ne accorgiamo dopo, ma lui desidera esserci e farci sperimentare la sua vicinanza nelle strade della nostra vita. Di fronte al mistero grande della risurrezione di Cristo, la liturgia oggi ci presenta con urgenza la necessità di sentirci parte della Chiesa, come luogo in cui incontrare Cristo e gustarne i frutti della sua presenza. Nessuno di noi basta a se stesso e tutti abbiamo necessariamente bisogno di incontrare Cristo nei volti delle persone che incontriamo e nella vita che ci circonda. Il desiderio di Dio, che abita dentro di noi, richiede di essere scoperto e goduto. Sentiamo, tante volte inconsapevolmente, il bisogno di sentirci riempiti dal Dio della vita. Quante volte ci sentiamo vuoti, incompleti, fragili... desideriamo Dio e spesso non ce ne accorgiamo. La Parola di Dio ci viene incontro, in ogni momento della nostra esistenza, soprattutto quando dentro di noi scende il buio e abbiamo paura.

Il Vangelo di questa domenica comincia proprio con un'indicazione temporale: è sera, le tenebre sono scese. Sono tante le volte in cui dentro di noi si fa sera, ci sentiamo soli, ci sembra di non vedere. I discepoli si ritrovano insieme, dopo tutto quello che è successo e le porte della casa sono chiuse. Hanno paura, non vogliono saperne di ciò che succede fuori. È quello che capita anche a noi, quando non vogliamo lasciarci coinvolgere dalla vita e vogliamo chiuderci in noi stessi, chiudere le porte a ciò che potrebbe accaderci di nuovo. Cristo è risorto, questa è la notizia che comincia a girare. Eppure i discepoli hanno paura, temono di fare la stessa fine del Maestro. Hanno bisogno di ritirarsi in disparte e magari ricordare quello che hanno vissuto. È molto più facile ripensare al passato, senza soffermarsi sul presente. In tutto questo, all'appello ne manca uno: Tommaso detto Didimo. Forse lui è l'unico che ha il coraggio di affrontare la vita, ma è l'unico che non ha il coraggio di stare con la sua comunità, con i suoi amici. Forse pensa di farcela da solo.

Come succede sempre nel vangelo, Cristo rompe tutti gli schemi. Non si mostra al coraggioso Tommaso, ma va dagli amici impauriti e chiusi in sé stessi. È nella Chiesa, nella comunità, nell'amicizia che Cristo si fa incontrare. Quando Tommaso torna dagli amici, questi non possono fare a meno di raccontargli quanto avvenuto. Il Signore, il centro della vita, è vivo e si è fatto incontrare di nuovo.

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