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23 marzo 2024

Francesco è stato invitato a Mosca. Il Papa: “Ogni sforzo per trattare”


Giampiero Calapà (Il Fatto Quotidiano - Ipotesi giugno in Russia. Per ora dal Pontefice nessun sì alla visita, ma se ci fosse possibilità di pace le cose cambierebbero.

La Ue discute di asset russi per armare Kiev. I cittadini: “Stop aiuti”. Quello che è certo, per ora, si apprende da fonti della Santa Sede, è che papa Francesco non ha accettato nessun invito. Non si può escludere che in base all’evoluzione degli eventi, se servisse ad aprire reali spiragli di pace tra Russia e Ucraina, il papa possa prendere in considerazione eventuali visite a Mosca. Di certo Bergoglio compirà “tutti gli sforzi per trattare”: le parole che ancora una volta ha voluto pronunciare in un’occasione pubblica, nell’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, sono l’ennesimo monito alla comunità internazionale: “Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra”.

L’invito a papa Francesco sarebbe stato avanzato per il prossimo giugno, come riportava ieri anche l’agenzia di stampa russa Tass: “Il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov ha rifiutato di commentare le notizie di alcuni media europei secondo cui papa Francesco sarebbe stato invitato a Mosca a giugno”. Il Cremlino, quindi, non smentisce.

A riportare la notizia è il sito francese Intelligence online: “L’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsky, ha invitato papa Francesco a incontrare Vladimir Putin a Mosca a giugno. Da parte russa, il dossier è gestito personalmente dall’eminenza grigia Iouri Ouchakov, consigliere presidenziale per gli affari diplomatici”. In ogni caso, per Intelligence online “la visita papale in Russia riguarda il negoziato, dietro le quinte, portato avanti dall’inizio della guerra in Ucraina”. Per la testata di Parigi “il papa ha accettato” l’invito. E ieri mattina i media russi hanno rilanciato la notizia. Ma, sulla decisione del pontefice in merito, come abbiamo scritto sopra, le cose stanno diversamente, almeno per ora.

Nella recente intervista alla tv svizzera Rsi, però, Francesco lo aveva detto chiaramente: “Il secondo giorno della guerra sono stato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare. Mi scrisse Lavrov dicendo grazie ma non è il momento. Putin sa che sono a disposizione”. Ieri ha ribadito: “A San Giuseppe raccomandiamo anche le popolazioni della martoriata Ucraina e della Terra Santa, la Palestina, Israele, che tanto soffrono l’orrore della guerra. E non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra, dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”. 

Parole che pesano come un macigno pure sulle cancellerie occidentali. 

Ma non basta. Anche la catechesi su “vizi e virtù”, che non ha letto personalmente (“ancora non posso, chiedo al monsignore di leggerla”), era mirata alla ricerca spasmodica di un dialogo tra le parti belligeranti, tra Occidente e Russia, tra Tel Aviv e palestinesi, un monito ad abbassare i toni, a evitare escalation verbali (vedi Macron sull’eventuale invio di truppe francesi in Ucraina) che possano compromettere ancora di più il quadro internazionale: “La prudenza non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprendere. No, questa è un’interpretazione sbagliata. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà. La persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni, dalle illusioni”.

E ancora: “In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata”. Insomma, “la prudenza è la qualità di chi è chiamato a governare: sa che amministrare è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzarli, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti”. La prudenza “insegna anche che, come si suol dire, ‘l’ottimo è nemico del bene’. Il troppo zelo, infatti, in qualche situazione può combinare disastri: può rovinare una costruzione che avrebbe richiesto gradualità; può generare conflitti e incomprensioni; può addirittura scatenare la violenza”.

Testo tratto da Infosannio.com

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