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28 febbraio 2024

La dicotomia che rende il Papa ancora più solo


Andrea Gagliarducci (Korazym) - Questa settimana, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, il Cardinale Francis Prevost, O.S.A., Prefetto del Dicastero per i Vescovi, e il Cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, hanno inviato una lettera al Cammino sinodale tedesco con la richiesta di non votare sull’istituzione di un Consiglio di gestione e decisione. Questo Consiglio sarebbe composto da vescovi (circa 27) e laici, che si incontrerebbero per discutere e prendere decisioni sui temi dell’autorità ecclesiastica, del ruolo della donna, della morale sessuale e della vita sacerdotale. La richiesta è stata accolta e il voto è stato cancellato dalla prossima sessione del programma del Cammino sinodale.

Ma il tema tornerà nelle riunioni dei vescovi tedeschi a Roma. Mons. Georg Bätzing, Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ha già fatto sapere che la richiesta della Santa Sede non può essere ignorata. Sostiene inoltre, che la decisione non andava a indebolire il ruolo del vescovo, ma piuttosto a collocare la sua autorità «su un terreno nuovo perché lo scandalo degli abusi ha minato questa autorità».

Al di là delle considerazioni immediatamente attinenti al Cammino sinodale tedesco, le dichiarazioni di Bätzing mettono in luce un ulteriore problema. I vescovi tedeschi stanno cercando di riconsiderare con la Chiesa e per la Papa Francesco ha sottolineato fin dall’inizio, che questo modo di ripensare non potesse portare a decisioni vincolanti o a una rottura con Roma. Il Papa ha infatti affermato: «Ai cattolici tedeschi dico: la Germania ha una grande e bella Chiesa Evangelica; io non ne vorrei un’altra, che non sarà tanto buona come quella; ma la voglio Cattolica, alla cattolica, in fratellanza con quella Evangelica», alludendo non così sottilmente alla protestantizzazione della Chiesa in Germania.

C’è però da chiedersi come questa preoccupazione dottrinale si coniuga con le decisioni pragmatiche prese dallo stesso Papa Francesco: dall’accettare le dimissioni dell’Arcivescovo metropolita di Parigi, Mons. Michel Aupetit “sull’altare dell’ipocrisia”, ai sei mesi di ritiro spirituale per “errata comunicazione” sul rapporto sugli abusi commessi dal Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo metropolita di Colonia; dalla errata gestione della situazione degli abusi in Cile alla decisione di dimettersi da tutti i vescovi cileni e ripartire da zero. [CONTINUA

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